Elena Meli
Qualche giorno fa si è consumato un tentativo di suicidio di massa. Non c’è di mezzo una setta devota a strani culti, ma agguerriti inglesi della Mersey-side Skeptic Society che pensano che l’omeopatia sia acqua fresca. E per dimostrarlo hanno messo insieme qualche centinaio di persone che in varie città di Inghilterra, Australia, Nuova Zelanda, Canada e Stati Uniti hanno ingoiato 80 pillole con preparati omeopatici di vairo genere.
Tutte insieme, tutti nello stesso momento: un’overdose di massa, roba da ammazzare parecchia gente se nelle pillole ci fosse stato qualche farmaco. E invece, nemmeno un morto. Effetti collaterali da segnalare? Nessuno. Quella che la Complementary Medicine Association inglese ha definito una “stupida e irresponsabile bravata” è nata per contrastare la commercializzazione di prodotti omeopatici in una delle maggiori catene di farmacie anglosassoni, ma ora i promotori la brandiscono come una prova della sostanziale inutilità delle medicine omeopatiche: se prenderne in quantità esagerata non fa nulla, allora non possono avere effetti curativi. Ma gli omeopati si difendono. «Questa non è una dimostrazione scientifica – commenta Ciro D’Arpa, presidente della Società italiana di medicina omeopatica –. Un preparato omeopatico non funziona secondo il meccanismo di dose-effetto tipico dei farmaci tradizionali, ma solo in chi è predisposto a rispondere a quello specifico stimolo non chimico. La diagnosi in omeopatia sta tutta nell’individuare il preparato giusto per ogni paziente, se non ci riusciamo la cura resta un “rumore di fondo” senza effetti, ma non è mai tossica. In fondo l’overdose di massa dimostra semmai quel che sapevamo, cioè l’omeopatia non dà effetti collaterali».
ALLEGATO